Scrivere significa riscrivere

Albert Camus

Non avrebbe saputo spiegarla, era una pena che superava il suo livello d'istruzione

Céline, Viaggio al termine della notte

Spetta all'individuo, e al gruppo di individui, trasformare il brutto in bello

Tom Hodgkinson, La libertà come stile di vita

E intanto la triste verità era che non tutti potevano essere straordinari, non tutti pote...

Jonathan Franzen, Le Correzioni

È difficile spiegare - in quel gioco delle sedie - perché alla fine si fossero fermati l...

Zadie Smith, NW

Ogni disordine è disordine controllato, trapunto d'intervalli riservati alla vendita di a...

L'animale morente, Philip Roth

I suoi occhi gialli hanno lasciato una sola fessura per gettarvi le monete della notte

Ode al gatto, Pablo Neruda

ZARATHUSTRA (racconto)

Francesco Giacchelli – Giacco, per i diciotto scappati di casa che frequentarono la classe 3˚A del liceo Sanzio – non era un ragazzino sopra le righe. O almeno, in quei tempi antichi, non è mai sembrato che ne avesse avuto l’intenzione.

Ho detto antichi di proposito.

In una vita che dura in media dai 70 agli 80 anni, un quarto di secolo è un periodo ragguardevole e spaventoso.

Il passato è sempre un’incognita. Non mi riferisco al segreto della vita – se ne ha uno, a buon ragione lo tiene per sé -, ma a una semplice evidenza: dal nostro passato individuale ricaviamo ben poco: più che vere lezioni, impressioni soggettive, spurie e ingannevoli; congiungerne i punti non porta a un disegno rivelatore.

Prendete il mio caso, io sono una guida di montagna che si è messa in proprio, e nel pacchetto – oltre alle scarpinate, ai bivacchi notturni in mezzo ai boschi, ai percorsi in bicicletta per sentieri battuti e ai declivi innevati solcati dagli sci – offro spunti di riflessione da condividere, letture di passi filosofici da commentare, dibattiti che non vogliono raggiungere nessuna vetta, ma tracciare altri sentieri accanto a quelli già battuti. Ho modellato le escursioni che facevo da ragazzo con mio padre in un ricavo per vivere. Ho cercato di valutare le scelte che mi hanno portato su questa montagna elencando i punti di svolta e il loro susseguirsi. Tuttavia, le cose che ho scoperto, in ordine d’importanza, sono: la velocità della mia andatura, le inevitabili soste, e gli innegabili passi falsi.

La revisione del mio passato mi ha concesso di capirne la sua sola funzione: il trascorrere del tempo. È questo l’unico disegno possibile, appeso nel quadrante del nostro orologio da polso.

Made by OSOM