LEONE (racconto)
Preludio
Quando inizierà il conto alla rovescia, miliardi di esseri umani proveranno la sensazione di fluttuare sulla stessa nave, mossa dallo scoppio di una costante rivoluzione, mentre è ormeggiata ai fianchi di un’incantevole e minuta stella.
Contando dall’uno al quattro, avremo solo la forza di guardare le nostre falangi tese come canne di pistola.
Al cinque, l’aria di Caracas avrà lo stesso odore di quella nella City londinese. Greenwich, senza chiedere il permesso ai cartografi, moltiplicherà il suo meridiano con gli altri. E noi ci sorprenderemo di come ogni numero moltiplicato per zero fa zero, lamentandoci di aver sempre preferito la moltiplicazione alla divisione: perché qualsiasi numero diviso zero dà infinito.
Al sei, i complottisti accuseranno i sistemi di comunicazione di aver diffuso la più terribile delle fake news: la fine, quella inevitabile; mentre la verità avrà la sua vendetta su chi ne ha decretato la dimensione temporale: non esiste infatti la post-verità. Esiste solo il silenzio delle tastiere, non indicizzabile sui motori di ricerca.
Al sette, gli déi sbarcheranno sui cinque continenti.
All’otto saranno già ripartiti. Nessuno si sarà accorto di loro e di chi avranno rapito per salvarlo; ma di sicuro non saranno i più meritevoli fra noi, che al nove – né illusi, né disillusi – non pregheranno per garantirsi una posizione nell’aldilà, ma continueranno a intonare canzoni nostalgiche.
Fino allo scoccare del dieci, quando una ragazzina del Ciad avrà compreso il segreto dell’abbondanza. Ma vista l’inesorabile fine che incede sull’umanità, non avrà il tempo di svelarlo a nessuno; e nessuno, comunque, le presterebbe ascolto.
Mentre il treno Freccia bianca, partito da Bologna, e in ritardo di un’ora e quindici minuti sulla tabella di marcia, si sta trascinando all’interno del ritrovo d’anime più maestoso di Milano: la sua stazione centrale.
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