Scrivere significa riscrivere

Albert Camus

Non avrebbe saputo spiegarla, era una pena che superava il suo livello d'istruzione

Céline, Viaggio al termine della notte

È difficile spiegare - in quel gioco delle sedie - perché alla fine si fossero fermati l...

Zadie Smith, NW

E intanto la triste verità era che non tutti potevano essere straordinari, non tutti pote...

Jonathan Franzen, Le Correzioni

Ogni disordine è disordine controllato, trapunto d'intervalli riservati alla vendita di a...

L'animale morente, Philip Roth

I suoi occhi gialli hanno lasciato una sola fessura per gettarvi le monete della notte

Ode al gatto, Pablo Neruda

Spetta all'individuo, e al gruppo di individui, trasformare il brutto in bello

Tom Hodgkinson, La libertà come stile di vita

25 Febbraio 2018

Il Contro-Loop

 

Loop: ‹lùup› s. ingl. (propr. «cappio»), usato in ital. al masch. – Nel linguaggio scientifico e tecnico, termine con cui si designano oggetti, strutture, programmi schematizzabili come linee chiuse o anelli; in elettrotecnica, l. di corrente, lo stesso che circuito chiuso. In informatica, successione di operazioni che vengono eseguite ripetutamente dal calcolatore nello stesso ordine, ogni volta con modifiche degli operandi, finché non sia soddisfatta qualche condizione prefissata.

L’altra sera ho parlato con un amico che si asterrà dal votare alle prossime elezioni del 4 marzo. A suo avviso, l’astensione è un inequivocabile segno di rottura e quindi un ficcante voto politico. Ormai da anni, lui non è più un uomo solo che grida nel deserto, ma una moltitudine che non si sente rappresentata, e spesso rimane in silenzio, al di fuori di quella cabina elettorale che ha assunto la forma di un feretro in vetrina, di una cassa vuota.

Il voto attivo o di astensione è un diritto all’interno di alcune regole; la regina, tra queste, è che nelle elezioni politiche non serve raggiungere alcun quorum per convalidarne il risultato. Qualcuno vincerà e qualcuno perderà, anche se andremo a votare io, mia moglie e i condomini della palazzina a tre piani in cui vivo. Astenersi dal voto non ha un effetto tangibile, se non velocizzare la spoliazione delle schede, le immancabili discussioni nei salotti televisivi, gli editoriali sui giornali ecc… ecc…
Che fare, dunque?
Qui entrano in gioco proposte e speculazioni. Se i cittadini italiani non votano più, se la sinistra e la destra sono uguali, se alla fine rubano tutti, se intanto a che serve, se non m’interessa, se io sono un anarchico individualista, se la democrazia è come il capitalismo: entrerà in crisi per poi collassare sotto la sua stessa struttura, è facile intuire come la disaffezione alla politica non sia data da una bruciante consapevolezza maturata nel corso degli ultimi vent’anni, ma dall’incessante ripetersi di un loop.
La logica conseguenza, quindi, sarebbe di inserire un contro loop nel sistema. Fenomeni come il Movimento 5 Stelle ne sono una variazione. Un groviglio di forze attive che spingono alcuni (soprattutto i giovani) a tornare al voto, sebbene l’astensione sia ancora troppo alta.
Dunque, che fare?
Solo alcuni spunti:
1) Potrebbe essere il quorum, con i piccoli paradossi e i problemi connessi a questa formula. Gli astensionisti potrebbero invalidare il voto perché non si è raggiunta la soglia minima richiesta per renderlo effettivo. Ma in questo caso, sebbene il risultato cambi rispetto al sistema elettivo in uso, la forza degli astensionisti sarebbe sì dirompente ma ancora passiva.
2) Alcuni consigliano d’inserire una casella all’interno della scheda elettorale, dove vi sia scritto: NESSUNO DEI PARTITI PRESENTI. Qui il dissenso muta in un’energia più attiva. Un’energia che si scomoda, si alza, va all’interno di una cabina e dice la sua. Chi propone questa seconda via, non le consegna alcun effetto concreto sulla validità del voto. C’è sempre qualcuno che vince, e qualcuno che va all’opposizione. Barrando quella casella, a fine scrutinio, sapremmo chi ha smesso di votare per contrasto e disgusto, e chi per semplice disinteresse.
3) E se invece si formasse un partito degli astenuti? Viene già chiamato così da più parti. Una forza politica di un tale peso, che potrebbe innescare un contro loop nel sistema politico, perché come unico punto di programma avrebbe il seguente: Se vinciamo, torniamo alle elezioni. Sarebbe una forza pienamente attiva, con voce certificata in capitolo. Un forza politica con i suoi rappresentanti.
Si potrebbe obiettare che i costi per imbastire le votazioni, l’instabilità che porterebbe i mercati a non investire in Italia, le apprensioni di Bruxelles, e le mille ragioni razionali (ma solo per il sistema che le perpetua) siano punti validi da non prendere sotto gamba. Vero.
Ma fanno parte del loop, lo rinvigoriscono: sono utili allo status quo.

In una catena ininterrotta di elezioni sfumate, quali potrebbero essere le conseguenze? Il rasoio di Occam suggerisce la costrizione di un nuovo governo tecnico o che i partiti, dovendo ritornare alla ribalta per sfoltire il numero degli astenuti, prometterebbero, a ogni tornata, una riduzione aggiuntiva delle tasse e manciate di nuovi benefici. Nulla di nuovo sotto le luci elettriche dell’emiciclo parlamentare. Da Christie’s, verrebbe allestita un’asta dove i quadri da vendere si chiamerebbero Fabio o Milena, pezzi pregiati di politico-indifferenti o politico-repellenti da riacquistare. Molti degli astenuti, sfiniti dalle continue tornate elettorali, cambierebbero casacca e voterebbero per arrestare il contro-loop da loro stessi creato. O potrebbe succedere che, ormai, accompagnato da un numero sempre più crescente di iscritti e votanti ormai assuefatti, il contro-loop crei una maggiore disarmonia; il partito s’ingrandirebbe a dismisura, sfiorando cifre mai viste nella storia repubblicana.
E arrivati a quel punto?
I vecchi partiti, divenuti ancora più piccoli e goffi, chiederanno al Mostro di sedersi attorno a un tavolo. In quell’occasione, cosa potrebbbe succedere? Il buon senso consiglia che il partito degli astenuti, dopo aver stremato la democrazia parlamentare, abbia delle idee da illustrare agli avversari. O alla presunta pericolosità di mandare a monte la vita sociale di un paese, senza proporre o chiedere nulla, le altre forze in campo inizieranno a chiedere: che cosa volete da noi?

Se la politica è l’espressione di un interesse comune e se gli astenuti esprimono ritrosia o indifferenza per come questo coinvolgimento viene rappresentato, l’unica risposta è un nuova rappresentazione. E per quanto possa sembrare anacronistico l’assunto che non esiste una vera rappresentazione politica che non si nutra del futuro, un futuro che s’incendi con una Visione, che se condivisa dalla moltitudine non può fare altro che diventare un presente collettivo, è tornato il momento di sentirsene di nuovo attratti. Ogni spinta e creazione parte dalla consapevolezza del domani. Gli astenuti sembra che smettano di chiedere futuro alla comunità con il loro mutismo elettorale. Ma è veramente così? Di rado. Anche i più disillusi nutrono il bisogno di re-illudersi.

In ogni regime dittatoriale, il voto è una farsa, si sa. Bisogna mandare il messaggio di appoggio al ras, ma la mano che guida la matita sulla scheda non appartiene a una libera e ragionata posizione: quella mano quindi non appartiene a un vero votante.
Il nuovo fascismo di oggi non è tanto la formazione di sacche di estrema destra sempre più folte, ma la pericolosa collisione che si cela dietro l’astensionismo. Se nei regimi, il non votante che vota lo fa spesso per paura di ritorsioni; nelle odierne democrazie occidentali, il non votante che non vota lo fa per disinteresse o voltastomaco. Questi due apparenti opposti sono simmetrici. Vi è solo una differenza: una dittatura può perpetuarsi, e preparare il terreno per la propria disfatta; una democrazia rappresentativa di non votanti può perpetuare la bugia che sia un regime indispensabile, e preparare il terreno per una nuova dittatura.

P.s.: Il partito degli astenuti votato dagli astenuti stessi è una contraddizione in termini, simile a un cervello che lavora quando il corpo riposa. Ma il nostro organo regio funziona così. Durante il sonno, il nostro cervello screma il sovrappiù, pulisce, riaggiusta, senza che ce ne accorgiamo. Gli astenuti dovrebbero incarnare questa funzionalità. Il loro lavorio dovrebbe formattare il troppo, l’inutile, il dannoso, in un sistema politico sazio e dormiente, che non se ne sta accorgendo. Tuttavia, perché gli effetti non solo siano visibili ma concreti, gli astenuti dovrebbero anche far spalancare gli occhi a quel corpo statico, perché si alzi, e scorga fuori dalla finestra le occasioni perse, e poco più in là, la distesa di tutte quelle ancora da cogliere.

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