Ogni disordine è disordine controllato, trapunto d'intervalli riservati alla vendita di a...

L'animale morente, Philip Roth

I suoi occhi gialli hanno lasciato una sola fessura per gettarvi le monete della notte

Ode al gatto, Pablo Neruda

Non avrebbe saputo spiegarla, era una pena che superava il suo livello d'istruzione

Céline, Viaggio al termine della notte

Scrivere significa riscrivere

Albert Camus

Spetta all'individuo, e al gruppo di individui, trasformare il brutto in bello

Tom Hodgkinson, La libertà come stile di vita

E intanto la triste verità era che non tutti potevano essere straordinari, non tutti pote...

Jonathan Franzen, Le Correzioni

È difficile spiegare - in quel gioco delle sedie - perché alla fine si fossero fermati l...

Zadie Smith, NW

Olfatto

Una notte di novembre

Non riusciva a stare fermo. E puzzava. Di sudore. D’ansia. Lo stesso fetore di suo padre. 36 anni prima, una notte di novembre. S’immaginò un cane che gli chiedeva di uscire per decenza dalla sala d’aspetto. Se avesse deciso di partecipare al parto, come gli aveva chiesto sua moglie, forse il bebè si sarebbe rifiutato di mettere il naso fuori. Quel fetore lo avrebbe accompagnato per anni; almeno durante tutta l’adolescenza, se gli andava fatta bene. Puzzava di grattacapi. Di aritmie. Di notti insonni. D’incomprensioni. E a sentire i primi strilli al di là della parete, puzzava già di paternità.

Francesco Montori

Chiunque potrà scrivere e rendere visibile il proprio esercizio, dopo aver lasciato l'indirizzo email.

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