Gusto

Intelligenza emotiva
Non aveva mai dato una soddisfazione alla madre, quando abitava ancora dai suoi; mentre ora toccava alla sua ragazza. Nessuna delle due, però, si era ancora arresa; continuavano a chiedergli: «Ti piace?». Ma quella sera – perché anche lui era dotato di una certa sensibilità, sebbene contro ogni evidenza -, pur non di rispondere: «Normale», come aveva sempre fatto, disse: «Buono, ma non bagnare troppo i savoiardi di caffè la prossima volta. Devono essere leggermente più duri per sentirli in bocca; è l’unica parte del tiramisù che bisogna avvertire sotto i denti. Hai presente quando tenevi fuori dal frigo il Cucciolone? E appena gli davi un morso non era la consistenza del gelato, ma il biscotto al malto che si era ammorbidito a farti felice? Ecco: così, intendo. Il mascarpone è delizioso. L’hai comprato? Lo zucchero addormenta leggermente la lingua. Devo ammettere che è quasi venuto come quello di mia madre».
Sia ben chiaro: la sua intelligenza emotiva, al netto degli sforzi compiuti quella sera, era ancora da affinare.
Francesco Montori