I suoi occhi gialli hanno lasciato una sola fessura per gettarvi le monete della notte

Ode al gatto, Pablo Neruda

Spetta all'individuo, e al gruppo di individui, trasformare il brutto in bello

Tom Hodgkinson, La libertà come stile di vita

Scrivere significa riscrivere

Albert Camus

Ogni disordine è disordine controllato, trapunto d'intervalli riservati alla vendita di a...

L'animale morente, Philip Roth

E intanto la triste verità era che non tutti potevano essere straordinari, non tutti pote...

Jonathan Franzen, Le Correzioni

È difficile spiegare - in quel gioco delle sedie - perché alla fine si fossero fermati l...

Zadie Smith, NW

Non avrebbe saputo spiegarla, era una pena che superava il suo livello d'istruzione

Céline, Viaggio al termine della notte

Amicizia

Utoia

Interno di una tavola fredda. Due amici seduti a un tavolo nella parte anteriore del palco. Altri tavoli con altri clienti, sulla parte posteriore.

AMICO 1:Non ti ha mai detto nulla non perché temesse una tua reazione, o perché non riflettesse sui tuoi atteggiamenti, ma perché è un pigro. (pausa) Ma forse è più sottile di così. Lui è un colossale pigro dell’anima… un pigro morale. E chi è pigro nei rapporti umani, non potrà mai esserti amico.
AMICO 2: E immagino che tu lo sia, vista la tua grinta nel farmi notare dove sbaglio e la supponenza nel raggruppare i miei amici tra quelli veri… e quelli pigri. (pausa) Hai un modo di esprimerti così effeminato. Tu sei buono a fare le ramanzine… Le tue sono languide maternali.
AMICO 1: Perché cerchi di ferirmi? Io non sono un tuo nemico, ma forse, neppure un tuo amigo.

(pausa)

AMIGO 2: Cos’è? Vuoi dare un tono iberico alle tue chiacchiere?… eh?… spagnoleggiando?
AMICO 1: Mi è uscito così, ma non volevo dirlo. La c e la g sono facili da scambiale?
AMIGO 2: Scambiale?… Vuoi che ti ordini un bicchiere d’acqua?
AMICO 1: (visibilmente preoccupato) Ma berchè tarlo zopì?
AMIGO 2: Ehi! Stai facendo per finta? Mi prendi in giro?… Non mi sto divertendo. Prima mi dai del bambino che non regge le critiche e adesso fai una scenet…
AMICO 1: Coma si ducesse?… (si alza in piedi, le mani che stringono la testa, il volto tumefatto dalla paura) Utoia! Utoia! (e contorcendosi e gridando, si trasforma in una signora sulla sessantina)
CAMERIERA: (entrando con una vassoio in mano) Chi ha ordinato un bicchiere di latte?
SIGNORA: Lui! (indicando l’amigo 2, con fare accusatorio)
AMIGO 2: Io. (indicando se stesso, con rassegnazione)
CAMERIERA: Signora, è un nuovo modo per responsabilizzare i figli sulle loro scelte? (studiandoli per un attimo) Sapete che vi assomigliate tantissimo? (si avvicina alla signora) Ma se gli avesse fatto un’energica paternale, lei si sarebbe trasformato comunque in una donna?… gli altri clienti se lo stanno chiedendo. (appoggia il bicchiere in mezzo al tavolo e si allontana)

(pausa)

AMIGO 2: Siediti, per favore… (la signora si siede) Forse sono stati i miei atteggiamenti puerili… quelli di una vita intera, a farti trasfigurare in questo modo… perdonami, se puoi… mamma.
LA MAMMA: (prendendogli le mani). Come può una madre non perdonare un figlio… quando lui è il solo… amico intimo della sua vita.
(si abbracciano, e nel farlo rovesciano il bicchiere di latte sul tavolo, ma non ci fanno caso. Gli altri clienti applaudono per l’avvenuta riconciliazione, intonando un motivetto in maniera boccaccesca : “Utoia! Utoia! l’amicizia tra genitori e figli / è uno sbaglio o una gioia? / uno sbaglio o una gioia?”)

Francesco Montori

Chiunque potrà scrivere e rendere visibile il proprio esercizio, dopo aver lasciato l'indirizzo email.

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