Ogni disordine è disordine controllato, trapunto d'intervalli riservati alla vendita di a...

L'animale morente, Philip Roth

È difficile spiegare - in quel gioco delle sedie - perché alla fine si fossero fermati l...

Zadie Smith, NW

Non avrebbe saputo spiegarla, era una pena che superava il suo livello d'istruzione

Céline, Viaggio al termine della notte

Scrivere significa riscrivere

Albert Camus

Spetta all'individuo, e al gruppo di individui, trasformare il brutto in bello

Tom Hodgkinson, La libertà come stile di vita

E intanto la triste verità era che non tutti potevano essere straordinari, non tutti pote...

Jonathan Franzen, Le Correzioni

I suoi occhi gialli hanno lasciato una sola fessura per gettarvi le monete della notte

Ode al gatto, Pablo Neruda

28 Maggio 2017

Tiziano

 

Tiziano è fuori con i cani.
Ninive ha gusto per i sassi. Setaccia il marciapiede, la terra erbosa, il cemento nei parcheggi, e se l’infila in bocca di nascosto come una ladra. Poi si volta, per vedere se il padrone ha lo sguardo fisso e la testa colma di pensieri; e appena s’accerta che Tiziano è altrove, inizia a lavorare la pietra di mandibola. Ma al primo stock! ha già attirato l’attenzione, e al secondo: braccio e guinzaglio le consigliano di restituire al suolo il minerale.
Kratos è più svogliato. Cinquanta chili di cristiano che si trascinano un passo alla volta. In una vita precedente era un animale da soma, e ora: un Dobermann che preferisce la lentezza. Quando vuole un po’ d’affetto, allunga il muso d’Anubi sulla coscia del padrone, o lo incastra nell’incavo del braccio.

Una botta da quattrocento euro, la settimana scorsa: gli esami del sangue per Ninive e i richiami per Kratos. Ormai l’indennità di disoccupazione è un piatto semivuoto. Un calo del tre per cento ogni mese, e ne sono già passati tredici. L’affitto, le bollette, le spese condominiali, il cibo per i cani; riesce a limare mangiando da sua madre. Se non saltano gli accordi per quel nuovo appartamento fuori città, con un piccolo giardino, riuscirebbe a mettersi in tasca un paio di banconote in più e a dare un palmo d’erba ai due segugi, quando lui non ha voglia di uscire. Ma va bene così, è una routine, salutare. Tre volte al giorno. Tre ore buone. I cani danno una cadenza, sono un metronomo.

Il percorso è sempre lo stesso. Dal mercatino, superano i paletti ed entrano in Villa, una zona ad alto rischio; e infatti la sirena lampeggia ancora: un Dogo argentino, imponente e aggressivo, ad ore nove. Tiziano tiene stretta Ninive che freme, trema e guaisce, tira e si blocca, in estasi per quella visione. È meglio andare via, prima che Kratos si accodi all’attaccabrighe; la stessa che gli mangia le crocchette la mattina e pretende il posto di fianco al padrone sul letto.
Dalla Villa arrivano in via Rinaldi – un ragazzo e i suoi cani, sei zampe e una strada – fino alla Baracchina, dove passava interi pomeriggi con gli amici, per poi deviare sulla sinistra ed entrare a Parco Alessandrini: con il campanile della chiesa a sud e le panchine rotte a est. C’è qualcuno che passeggia in circolo; un anziano e una badante ormeggiati su una panchina.

I cani vanno a giocare sull’erba.
S’azzuffano, masticandosi le orecchie.

Tre volte al giorno, Tiziano. Ti tiene in vita. Ninive presa da un privato, quando lui aveva ancora un lavoro; Kratos da un’associazione che accudiva Dobermann maltrattati, quando non ne aveva più uno.
Forse ho fatto male i miei conti. Pazienza. Pensavo fosse più facile trovare un impiego. Ingenuo. C’è scritto categoria protetta sul mio curriculum! Ma a nessuno gliene sbatte. Di questi tempi non è che te la danno così facilmente. Ci sono visite, esami, richiami – documenti, domande, sospetti. Non è più come una volta. Ci sono motivazioni serie. Ma nessuno chiama. Solo quelli che vogliono investire su di te: tua la macchina, tua la benzina, tue le beghe, tuo il mondo, se ci credi.

Cosa posso dire?

Pazienza

Aveva trovato un lavoro, pochi mesi prima. Controllore titoli di viaggio. Faceva i turni. Quello del pomeriggio era complicato. Suo padre andava dai cani dopo pranzo. Lui tornava sempre verso le dieci, e doveva portarli fuori. Invece il turno della mattina era il più massacrante. Si alzava alle quattro e mezzo. «Andiamo!», li riportava a casa, riempiva le ciotole, e poi dritto sugli autobus. Una mattina, il superiore gli fa: «Ma perché hai sempre la faccia così sbattuta?». I cani, risponde. «Prendi anche delle medicine?». Glielo aveva chiesto. Veramente. E lui è uno che non riesce a dire le bugie. Sì, quelle che mi ha prescritto il Sert, risponde. E a fine giornata lo avevano licenziato. Ma c’era scritto categoria protetta sul curriculum! Mi avete chiamato lo stesso. Lo sapevate. Io non faccio casini. Vivo con i miei problemi, ma sto imparando a gestirli. Non sono calmo, ma nemmeno burrascoso.

Pazienza
Un po’ meno, ma pazienza
Non va giù, ma pazien..

Anche la psicologa del lavoro lo aveva messo in guardia, «ormai le aziende preferiscono pagare una multa che assumere una categoria protetta». Non sai mai chi ti metti in casa. Può essere un pazzo. O puoi essere tu. E adesso respira. Come t’hanno insegnato. Sciogli la tensione. Meno gocce e più aria nei polmoni. È meglio stare zitti. Pazienza. Non sai mai chi ti metti in casa. È vero. Magari una casa con un giardino per i cani.
“Ninive!”
Kratos si volta, e con fare indolente gli stende il muso d’Anubi sulla coscia; mentre la scalmanata si avvicina, abbassa il capo, e alza gli occhi gonfi, sull’orlo del pianto per quel richiamo ingiusto, lasciando cadere sulle scarpe di Tiziano: un filo di bava e una pietra scalfita.

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