I suoi occhi gialli hanno lasciato una sola fessura per gettarvi le monete della notte

Ode al gatto, Pablo Neruda

Scrivere significa riscrivere

Albert Camus

Ogni disordine è disordine controllato, trapunto d'intervalli riservati alla vendita di a...

L'animale morente, Philip Roth

E intanto la triste verità era che non tutti potevano essere straordinari, non tutti pote...

Jonathan Franzen, Le Correzioni

Non avrebbe saputo spiegarla, era una pena che superava il suo livello d'istruzione

Céline, Viaggio al termine della notte

È difficile spiegare - in quel gioco delle sedie - perché alla fine si fossero fermati l...

Zadie Smith, NW

Spetta all'individuo, e al gruppo di individui, trasformare il brutto in bello

Tom Hodgkinson, La libertà come stile di vita

30 Giugno 2017

Il Cavallo

 

Il cavallo non ha mai una posa innaturale, perché orchestra gli elementi.

Con la criniera spettina il vento per indicargli le direzioni verso le quali soffiare; e quando s’impenna, come un eroe romantico prima di cadere, lo rinsalda alla coda delle nuvole per spingerle all’orizzonte.
Il cavallo dà misura all’ampiezza della terra, con le tacche arcuate dei suoi zoccoli. Tiene al corrente l’acqua sul suo percorso, tra fonte e foce; ed eccita o calma il fuoco creando vortici di polvere che solleva dal suolo, o standogli accanto, per tenerlo accesso quanto occorre, con zaffate calde dalle sue narici, simili a bocche di draghi in fasce.

Non è mai riposante, la vita di chi dirige un’orchestra.

Come per i nostri direttori, a noi sembra facile ciò che fanno, quando muovono la bacchetta, e la sala si riempie di note legate a uno spartito. Ma a differenza dei nostri direttori, il cavallo non gode sempre del prestigio e la riverenza che meriterebbe.
Attenzione, però, a colpirlo con la frusta, con il proiettile e gli speroni, o a tirarlo per le briglie quando si ferma, il cavallo. C’è una posa che sembra non gli appartenga; l’unica, in verità, per l’animale più fotogenico che esista. Non sta mangiando, ma ha la mandibola contratta; il muso equino caduto al suolo; la coda riposta; il corpo rigido di chi ha i polmoni spenti. In quel momento, in cui appare imbalsamato, non importunate il cavallo; che sia in un recinto, nella stalla, fermo prima della partenza in gara, mentre con i paraocchi trasporta sul cemento i paganti. Non lo distraete: questo non è affatto un semplice consiglio. Durante quella stasi, il cavallo, sta immaginando come dare ritmo agli elementi, perché il mondo non precipiti per intero.

E cos’immagina, allora, in quel frangente?
Che tutto stia per nascere di nuovo, dal nulla, per poi conferirgli un movimento.

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